Qualità della vita, etica e sostenibilità in alpeggio per un nuovo turismo culturale, educativo e sociale. Quale futuro per AmAMont?
Relazione del Presidente Dott. Plinio Pianta
Onorevoli e stimate Autorità
Cari Soci AmAMont e particolarmente Amici Ruralpini
Innanzitutto ci tengo a salutare a nome della nostra Associazione AmAMont tutti i partecipanti, ma specialmente anche ringraziare chi ci ospita in questa bella cornice del Comune di Carcoforo con a capo il nostro socio, membro del Consiglio Direttivo AmAMont, Sindaco Marino Sesone, il Comune di Carcoforo per l’ospitalità e sponsorizzazione del presente incontro, ma pure tutti i collaboratori piemontesi per l’organizzazione fra i quali in particolar modo il nostro membro del Consiglio Direttivo Prof. Luca Battaglini come pure l’Agriturismo Brüc.
Nel merito ritengo importante mettere in relazione AmAMont, risp. il futuro di AmAMont con il nostro tema.
Vorrei riallacciarmi a quanto dicevo e a quanto emergeva dai vari interventi alla prima effettiva Assemblea AmAMont a Porlezza il 20 aprile di quest’anno.
In quell’occasione quali soggetti fondatori (sia del Gruppo Ruralpini, sia dell’Associazione Amici Li Piani e altri) ci siamo ridetti le motivazioni essenziali per le quali avevamo deciso di costituire una Associazione Amici degli Alpeggi e della Montagna.
Ci siamo detti che l’esperienza dell’Alpeggio e della Montagna è un’esperienza di rapporto con l’Infinito, piena di Bellezza, di Libertà che richiama comunque l’uomo alla sua vera misura e ai suoi limiti al punto che questa esperienza diviene passione struggente di vivere il più possibile a contatto con la natura… e che l’allontanamento provoca una sottile e forte nostalgia… (pensiamo soltanto al bellissimo canto del pastore che scende a valle in autunno, prima dell’inverno: Addio cari monti, voi cime rette al ciel, voi boschi, chiare fonti, addio a riveder)… è un’esperienza paragonabile a quella dell’innamoramento… quando l’innamorato non vorrebbe più lasciare la sua amata… e uno ha voglia ogni anno, ancor più del precedente, di ritornare all’alpe pur pienamente conscio della vita dura, alle volte durissima, piena di sacrifici e rinunce, ma appunto questa Bellezza è talmente eccezionale, ogni anno, ogni momento che i sacrifici son ben poca cosa al confronto.
A Porlezza abbiamo poi ripreso la storia degli alpeggi e delle montagne che è stata ormai una storia di mille anni di dissodamenti e di civilizzazione cristiana, una storia di villaggi e vicinie e vallate che hanno un passato quasi millenario indissolubilmente legati ai loro alpeggi e montagne… dove malgrado calamità, avvenimenti disastrosi (con scoscendimenti, inondazioni, ecc.) l’uomo, il montanaro riprende umilmente il cammino verso la montagna e sempre rialza lo sguardo perché è certo che il Mistero che lo avvolge comunque è positivo.
Dicevamo allora che purtroppo, abbassata la guardia, e subentrato degrado e abbandono, c’è chi ha iniziato nella nostra era moderna a guardare la montagna e l’alpeggio in modo parziale, cioè non tenendo conto di tutti i fattori che costituiscono queste due entità connesse fra loro. Così per es. valutando le stesse entità con meri criteri politici o economici usando e volendo applicare gli stessi parametri dell’industria alla montagna.
Così p. es. ancora oggi quanti non si appropriano del vocabolo Alpe… (Alpitech/Alpenakademie/Alpitour/Alpicar…) anche se con l’alpeggio e la montagna magari nulla hanno a che fare.
E cosa potrà e cosa dovrà fare allora AmAMont anche in futuro?
Vagliare la pula del grano! Avere il coraggio di dir pane al pane e vino al vino… cioè dando testimonianza della realtà e delle verità delle cose.
E quale criterio di valutazione?
A mio avviso non potevamo scegliere un tema migliore per questo incontro/convegno: perché la risposta alla domanda circa il criterio di valutazione viene data con il trinomio qualità della vita – etica – e sostenibilità della vita in alpeggio!
Anche se il denominatore “etico” (che notoriamente in greco equivale ai “mos/mores” in latino, cioè i costumi/la costumanza – consuetudine, cioè la “morale”) rappresenta un termine oggi, se non con senso dispregiativo (in senso di moralistico), comunque sembrerebbe un termine obsoleto, ritengo che il solo termine “etico” esprima in altro modo quell’espressione oggi in voga appunto di “qualità di vita” o “sostenibilità di uno sviluppo”.
Ma il problema al fondo è sempre lo stesso:
Da sempre l’uomo si chiede come vivere, e non solo bene, ma in modo corretto responsabile, cioè dignitoso (e cioè etico/morale, non moralistico) corrispondente al suo anelito d’Infinito e in consonanza con il Grande Mistero nel quale è immerso
Nel corso di questa ricerca, lungo la Storia l’uomo ha ricevuto non solo spunti di risposta, anche precise indicazioni, una fra queste a mio avviso e per esperienza, senz’altro la più forte e ragionevole, quella cristiana.
Ma non solo la concezione cristiana, ma qualsiasi concezione voglia dar motivazione valida, (cioè rilevanza etica a un’esistenza dignitosa all’uomo) deve confrontarsi con la natura umana, cioè quale qualità di vita corrisponda in effetti all’uomo e gli dia senso per viverla, risp. una vita che valga la pena di esser vissuta.
E se la vita stessa della persona rappresenta un continuo evolversi e svilupparsi (oltre alle stagioni dell’anno anche per quelle dalla gioventù alla vecchiaia o – terza età -, come pure l’evoluzione della Storia) si tratta allora di capire quale sia lo sviluppo sostenibile alla vita dell’uomo…. e nel nostro caso al nostro uomo della montagna.
E proprio questo è il punto cruciale e anche il dilemma della storia dell’uomo moderno: il credere che sia lui, l’uomo, il perno della storia e dell’universo, che sarà lui a dare un senso ultimo alla storia con i suoi cosiddetti “progressi” sovrumani, oggi si direbbero “mega-soluzioni”, così di “megaintelligence”, “mega-produzioni”, risp. “mega-consumi”!
Ma quanti non ci hanno provato nella storia a voler disegnare un percorso di quasi direzione o governo universale (da Alessandro il Grande, ai Romani, a Carlo Magno e su su fino a Napoleone e poi alle tristi proposte-imposizioni totalitarie del secolo scorso di stampo nazionalsocialista (nazista) o comunista (con Hitler, Stalin ecc.) proposte, risp. percorsi rivelatisi perversi, e una vergogna indefinibile per l’uomo e tutta l’Umanità proprio il contrario di ciò che l’uomo voleva di una qualità di vita – appunto etica – vivibile, cioè sostenibile e compatibile con la natura umana.
Ma anche tutti questi cosiddetti “grandi” àson passati! Ecco cos’è l’uomo se vuol esser lui soltanto il grande/il Mega!
È comunque ancora una volta il vero uomo di montagna che sa per certo, e cioè per evidente esperienza che i progetti di produzione e consumi-mega non solo non sono adeguati, ma sono contrari all’uomo e pertanto si rivelano ben presto trappole insidiose, e magari mortali (cfr. p. es. la sommersione di prodotti fatti crescere a qualsiasi costo con fertilizzanti chimici, crittogamici , ecc.).
Il montanaro è conscio dei pregi, ma anche delle mancanze e limiti dell’uomo perché egli verifica con la sua esperienza di persona che la qualità di vita confacente all’uomo e al suo sviluppo deve essere adeguata alle sue esigenze, agli effettivi bisogni dell’uomo e non a mega-visioni e mega-strategie a salvezza dell’universo e del cosmo.
Questa indicazione seguendo il ritmo del passo del montanaro è senz’altro il contributo essenziale culturale di fondo che l’esperienza della vita in alpeggio e sulla montagna può e deve dare per tutto l’umano, una qualità di vita che rende possibile e sostenibile, cioè ragionevole e vivibile dignitosamente non soltanto l’esistenza umana in genere, ma anche il suo sviluppo, il suo evolversi, sia nelle stagioni, sia negli anni, sia nei periodi storici dei quali l’uomo non è comunque padrone, bensì soltanto un soggetto di valore e dignità.
Oltre al contributo essenziale culturale comunque AmAMont dovrà valutare e proporre ragionevoli e sostenibili percorsi con esperienza di nuova socialità come pure percorsi di formazione quale essenziale educazione delle nuove generazioni dando così origine e sviluppo a una nuova impostazione turistica rispettosa del territorio, dell’attività dell’alpigiano e generante un sostegno economico allo stesso..
Chiudo questa relazione introduttiva con le conclusioni fatte a Porlezza quando ci chiedevamo a cosa porti la corsa odierna esclusivamente al benessere materiale, del cui risultato si può ben dire:
“si ha di più, ma allo stesso tempo molto meno!
Più quantità di prodotti, ma sempre meno qualità… e sempre più insoddisfazione, sempre più ansia e affanno! Nessuna meraviglia quindi l’aumento esponenziale dei problemi sociali, psichici i quali ovviamente contraddicono fragorosamente tutto il mito e l’illusione del boom economico: del cosiddetto progresso a tutti i costi, una corsa al cosiddetto binomio sapere=benessere materiale che si rivela non creare più ben-essere, ma mal-essere!
Ma appunto una via d’uscita c’è: il ritornare alle origini: a cosa e quanto ha bisogno l’uomo per vivere!
E anche qui un indicatore chiaro c’è: l’uomo deve e dovrà ritornare alla terra, all’umiltà della terra, alle sue radici lì l’uomo ri-imparerà il valore effettivo della realtà… il suo metro, come misurare i suoi passi e valutare il significato della sua esistenza.
Ecco perché l’alpeggio e la montagna sono natura + terra privilegiata per questa ricerca del necessario, ma effettivo benessere.
Ecco perché l’alpeggio e la montagna sono risorsa viva per l’uomo di oggi.”
E lo Stato e il Potere economico devono rivedere la loro politica dell’agricoltura delle Terre Alte e delle Montagne e Alpeggi garantendo al contadino di montagna e a chi lo sostiene una vita decorosa e libera da formalismi e burocrazie inutili pur assicurandosi una valida e costante vigilanza e cura del territorio con possibile relativa accoglienza e ospitalità a chi non vive in montagna, ma desideri conoscerla.
Così cedo la parola agli altri relatori che approfondiranno il tema con interventi specifici.