Da almeno 10 anni da quando è stata fondata l’Associazione AMAMONT (Amici degli alpeggi e della Montagna), ha raccolto numerose adesioni di singole persone, Associazioni, ed Enti Locali, di tutto l’arco Alpino Italiano e delle regioni a sud della Svizzera.
E’ consuetudine di AMAMONT pianificare l’Assemblea annuale a rotazione alternando le regioni Svizzere a quelle Italiane. A organizzare l’Assemblea 2017 è toccato al Piemonte che ha scelto come sede le Valli dell’Ossola. Il paese di Crodo ha ospitato l’Assemblea grazie alla disponibilità dell’Istituto Agrario Fobelli, nella cui sala conferenze si sono svolti i lavori dell’Associazione.
Ad aprire i lavori l’Avvocato Plinio Pianta Presidente della Sezione Svizzera e Coordinatore Generale delle sezioni Italiane e Svizzere che introduceva e dirigeva l’assemblea, salutando le Autorità Locali, in particolare, il Presidente della Provincia del Verbano Cusio Ossola e sindaco di Baceno, Stefano Costa, il quale teneva un intervento molto apprezzato.
Seguivano i contributi di rappresentanti e docenti dell’Istituto Agrario Fobelli. Tra questi i dottori Alessandro Prina e Giovanni Gandini che hanno promosso anche la visita guidata all’Istituto, interessante realtà formativa del territorio alpino, e offrivano la degustazione delle produzioni sperimentali frutto del lavoro dei ragazzi dell’Istituto. Da segnalare in particolare la birra alla canapa e un ottimo vino bianco accompagnato da alcuni prodotti caseari. Un sentito ringraziamento è stato rivolto alla Scuola, dalla Dirigenza ai diversi operatori scolastici, che ha consentito l’apertura straordinaria per l’Assemblea AmAMont con una elevata qualità dell’ospitalità.
Interveniva poi con la sua relazione il presidente AmAMont.Italia, Gianpiero Mazzoni che rilevava le varie tematiche e problematiche inerenti la Montagna nell’ottica italiana.
Durante l’Assemblea è tra gli altri intervenuto il giornalista e scrittore Roby Ronza, già Delegato per le Relazioni internazionali della Regione Lombardia, che da anni segue le vicende delle valli Alpine e di AmAMont.
L’Assemblea, oltre alla normale attività di ordine statutario, bilancio, iscritti, programmi ecc., ha affrontato come sempre le numerose tematiche inerenti i vari aspetti economici e sociali che attualmente sono oggetto di attenzione da parte di AMAMONT, la difesa delle attività tradizionali, la chiusura di piccoli negozi, delle scuole, delle parrocchie, la reintroduzione delle razze autoctone.
A sorpresa giungeva Il generoso intervento e testimonianza di Susanna e Paolo Tondina dell’azienda lattiero casearia di Nebbiuno in provincia di Novara, sul lago Maggiore, sulla necessità del riconoscimento quale razza a rischio di estinzione, anche in Piemonte, della OB o Bruna Originale, la difesa degli alpeggi contro l’utilizzo dei mangimi, la difesa degli allevatori dai grandi predatori (intervento di Rico Calcagnini dalla Prettigovia, Canton Grigioni), solo per citare alcuni temi.
Gli interventi dei rappresentanti svizzeri e italiani hanno sottolineato come sia necessario ripensare ad un modello di sviluppo che non penalizzi le popolazione delle vallate montane: oggi la liberalizzazione, definita comunemente “globalizzazione” soffoca le attività tradizionali delle vallate alpine aumentando maggiormente gli atavici problemi della montagna con pesanti ripercussioni sulle attività tradizionali e sullo stato delle popolazioni sempre più orientate all’abbandono dei villaggi soprattutto da parte dei giovani, che, nella maggior parte dei casi, sono scoraggiati, passivi, culturalmente annichiliti, disorientati, vittime dei miti del peggio dell’odierna cultura di massa.
AMAMONT si è chiesta, attraverso i vari interventi, cosa possa fare una piccola Associazione di fronte a problemi di questa portata. Sicuramente il lavoro svolto e le iniziative intraprese in questi anni hanno posto l’accento su alcuni temi fondamentali valorizzando attraverso la comunicazione in rete le realtà montane spesso dimenticate o emarginate. Particolarmente forte la recente iniziativa in difesa del Bitto Storico che ha raccolto l’adesione di quasi 30 associazioni, e le numerose prese di posizione per i danni agli allevatori causati dai grandi predatori.
A questo riguardo tra i le varie azioni, AMAMONT ha riproposto due criteri “chiave” da portare all’evidenza delle Autorità locali regionali e statali:
1) le terre alte sono: non un problema, bensì una risorsa per tutto il Paese da cui può venire un contributo molto importante all’uscita dalla crisi generale in atto;
2) le terre alte non chiedono più assistenza bensì la restituzione del loro diritto di autogoverno delle risorse di cui dispongono, e che se responsabilmente gestite bastano a garantire la loro vitalità socio-economica e quindi pure la loro capacità non solo di frenare lo spopolamento ma anzi di attrarre nuovi abitanti. Con ciò tra l’altro si va anche oltre l’art. 44 comma 2 della Costituzione italiana, ancora legato all’idea della montagna come area svantaggiata da assistere con leggi speciali.
Tra l’altro l’esperienza conferma che lo spopolamento si estingue non solo concentrando gli sforzi sull’assistenza alla popolazione sempre più anziana che ancora abita in montagna bensì rendendo innanzitutto le terre alte attrattive per nuovi abitanti, per giovani non necessariamente discendenti da famiglie originarie delle valli.
Anche ben più di servizi assistenziali erogati a partire dal fondovalle, la vicinanza di questi giovani sarà tra l’altro di primario aiuto ai montanari anziani. Questo significa investire nella produzione di energia idroelettrica a basso costo in primo luogo per uso produttivo sul posto; per la tutela dell’agricoltura e dell’allevamento artigiani e quindi dei prodotti agro-alimentari di qualità a valenza identitaria; per la difesa del pascolo e dell’alpeggio sia dal ritorno del bosco che dal ritorno del lupo e dell’orso; per il ripristino nelle valli e nei villaggi di scuole e di attività formative di alto livello; per lo sviluppo di reti e di altri servizi telematici che rendano da questo punto di vista indifferente abitare e lavorare nelle terre alte o in pianura, nei villaggi o nelle aree metropolitane.
I Cinque punti per la riscoperta delle terre alte come risorsa per se stesse e per tutto il Paese
1. In Italia il 72% del territorio è montagna o collina. Le terre alte sono dunque la regola, non l’eccezione. Pertanto riscoprirle come risorsa è conditio sine qua non per la ripresa generale dell’economia e della società del nostro Paese.
2. Per rinascere le terre alte hanno bisogno non di assistenza bensì di ricuperare il diritto alla gestione autonoma delle proprie risorse.
3. Le prime risorse sono l’identità culturale come patrimonio che ogni generazione deve riconquistare e aggiornare; sono la lingua, la memoria storica; sono l’eredità di esperienze e di valori ricevuti che ogni generazione deve conoscere per poter verificare e accogliere. Pertanto le terre alte hanno più che mai bisogno di autonomia scolastica e di libertà di insegnamento e di educazione.
4. Le terre alte hanno grandi risorse: dall’acqua e quindi alla produzione di energia pulita, al legno, al verde fertile, al paesaggio, alla possibilità di produrre alimenti di alto valore, alla qualità della vita come risorsa innanzitutto per chi vi risiede ma poi anche come servizio ai turisti. Per valorizzarle devono ricuperare la responsabilità e quindi il controllo di tali risorse, che è stato loro progressivamente sottratto.
5 . Per tutto questo le terre alte non hanno bisogno di una legislazione speciale, ovvero di eccezione rispetto a una legislazione “normale” che sarebbe quella ispirata alle “normali” esigenze della pianura e delle aree metropolitane.
Hanno piuttosto diritto a una legislazione specifica in ogni campo: da quello delle istituzioni a quello dell’economia e dei servizi.
Questo implica in primo luogo una verifica minuta della normativa volta a rilevare tutte quelle prescrizioni tanto legislative quanto amministrative che si risolvono in svantaggi ingiustificati per chi vive e lavora nelle terre alte.
Il giorno successivo, organizzata dal Prof. Luca Battaglini dell’Università di Torino, è stata svolta la visita all’Alpe Devero. Per la visita al Museo dell’Alpeggio e agli alpeggi del Devero (azienda Olzeri, nella splendida struttura dell’agriturismo Alpe Crampiolo) ci si è avvalsi della collaborazione del Parco Veglia e Devero delle Aree protette dell’Ossola, che grazie all’interessamento del Direttore, dr Ivano De Negri, ha permesso l’accompagnamento dei soci da parte della guida alpina “emerita” Antonio Galmarini di Baceno.
Una “due giorni” in alta Valle Ossola che, grazie alla straordinaria qualità del meteo, si è rivelata per i soci di AMAMONT ricca di esperienze del patrimonio tangibile e non tangibile di un territorio di particolare fascino e ricchezza.
Segreteria AmAMont