Strada Cantonale/corridoio di transito
Nell’articolo precedente (sull’ultimo GRI no. 23) abbiamo accennato alla viabilità nella nostra Valle di Poschiavo… che coincide in gran parte anche con la vivibilità/qualità della vita per i nostri paesi della Valle toccati dalla strada Cantonale.
Viabilità, come scrivevamo, un tema cruciale, sia per la comunicazione stessa entro la valle e con l’esterno, ma anche cruciale per poter avere un luogo identitario cui appartenere, cioè sentirsi -parte = appunto sentirsi luogo/sentirsi paese.
Viabilità però come una medaglia a due facce: – l’una positiva, se essa garantisce la possibilità di comunicazione interna e esterna, almeno con una certa normale scorribilità e sicurezza; – negativa, se il traffico diviene per la maggior parte transito, pur alla velocità consentita dall’inizio alla fine della valle creando un’arteria artificiale, quasi esclusiva per la grande maggioranza del traffico estraneo al territorio, transito quasi selvaggio, incurante dei bisogni della popolazione residente e dell’ambiente stesso che arriva dal Nord Italia unicamente con l’intento di raggiungere Livigno per la via più breve.
Se quindi il Cantone proprietario della strada cantonale e pertanto responsabile della viabilità, ma anche della sicurezza e della vivibilità della valle e dei suoi residenti (responsabile a tutti gli effetti sia di diritto pubblico sia di diritto civile/privato)… non ha realizzato le necessarie circonvallazioni (anche se per svariate ragioni, come detto nel precedente articolo), comunque il Cantone vista la situazione di transito inaccettabile durante il periodo di apertura del Passo della Motta di Livigno, deve adottare misure straordinarie e d’emergenza (visto che questo traffico crea emergenza), per evitare l’invivibilità della valle.
Abbiamo inoltre accennato a delle misure eccezionali per questo periodo di apertura del valico per Livigno per limitare il traffico. Un eminente esempio e dimostrazione è stato posto proprio l’anno scorso dal Cantone stesso tramite la CdS Janom Steiner, facendo limitare il traffico dall’Engadina/Val Monastero da e per Livigno… provvedimenti quindi possibili e costituzionali, pur rispettando i trattati internazionali nel merito, e cioè definendo per es. 2-3 ore di apertura del valico. Con ciò non vien bloccato il traffico stesso, ma si raggiungerebbe la diminuzione drastica al passaggio minimo/necessario.
Strada di Viano
Sappiamo bene che in genere anche in politica non vale il concetto di “tutto e subito”.
Ma attenti che nel caso della strada di Viano, il Cantone dei Grigioni era stato sollecitato già negli anni 1960/1970 a creare una strada minimamente sicura per il paese! Allora il Cantone aveva presentato una possibilità di una strada assai sicura che dalla contrada Müreda in galleria avrebbe raggiunto Viano per ca. 12 milioni di franchi … quindi i tentennamenti del Cantone a non eseguire decisamente questa strada hanno fatto sì che si continuasse a spendere inutilmente in questi oltre 50 anni cifre milionarie di denaro pubblico per misure palliative e provvisorie che oramai hanno dimostrato a iosa di non essere soluzioni valide e possibili, anzi pericolose e inutili.
Se pertanto il Cantone ha temporeggiato e rinviato in continuazione un accesso sostenibile per la contrada di Viano, uno dei nostri belli e vissuti paesi di montagna, ciò ovviamente non può essere addebitato né al Comune di Brusio né a Viano!
Quindi, ora, è proprio il caso di dirlo si può chiedere finalmente “subito” la realizzazione di un percorso decente per Viano perché la calamità è ormai evidente con i ripetuti, soventi e continui franamenti, anche di grosse dimensioni!
Ma come ricreare e far rivivere dei “luoghi/paesi”?
Oltre agli aspetti cruciali della viabilità/vivibilità esistono svariati esempi sull’arco alpino, di paesi di montagna a rischio di impoverimento e anzi di quasi perdita della loro identità… ma che comunque hanno preso in mano la loro situazione per riprendersi e ripartire.
L’Associazione Amici degli Alpeggi e della Montagna (AmAMont) che si occupa e preoccupa anche delle valli e dei paesi di montagna, ha tematizzato svariate volte questa problematica di come paesi di montagna possano resistere all’assedio della globalizzazione selvaggia mantenendosi quale comunità, cioè quale luogo, con la loro identità e tradizione, pur con le necessarie sensate innovazioni.
Così AmAMont incontrando luoghi/paesi/comunità dell’arco alpino ha riscontrato molte esperienze di ripresa di identità, molto forti con una loro rinascita atta a contrastare il trend dell’impoverimento specie culturale, dell’abbandono, della rassegnazione, cioè della perdita di identità e di senso dell’appartenenza.
E questa volontà di ripresa, di ripristino della propria identità deve ripartire semmai proprio all’interno del proprio paese/villaggio da chi ne ha percepito la necessità!
Accenniamo a titolo esemplificativo per es. al recupero di molti borghi e paesi come nel Piemonte dove negli anni 1950/60 i montanari delle valli Maira, Stura, ecc. andarono a lavorare quasi tutti alla Fiat a Torino! Passato il miraggio della fabbrica, i vecchi montanari negli ultimi decenni rientravano trovandosi vallate e paesi completamente abbandonati e decaduti. Molti di questi montanari iniziarono loro stessi a rifare i loro borghi, avviando delle piccole aziende agricole o agroturistiche (per es. il paesino Lo Puy nella Val Maira sopra Macra San Damiano: la famiglia Alifredi, un professore di filosofia sposato con una ginecologa…. cinque figli aveva lasciato la grande Torino e con la sua famiglia e una seconda famiglia si stabiliva a Lo Puy, “disboscando il paese”, pur con dei contributi straordinari dello Stato italiano, rifacendo in gran parte da sé gli accessi viari, canalizzazioni, le case con annessa una azienda agricola di 70 capre, con produzione fra altro di formaggio, un agriturismo, ecc..
Stessi esempi si trovano su tutto l’arco alpino fra Italia e Francia, anche in valle Stura… fino a Coumboscuro.
Comunque i contributi finanziari e il lavoro straordinario non bastano ognuno deve mettere del suo, della sua persona, del volontariato, reimparando a far cooperazione, dialogo nell’amicizia, condivisione!
Piuttosto che fare ulteriori svariati altri esempi riportiamo qui un contributo di Giorgio Vittadini, professore all’Università statale di Milano, Bicocca (pubblicato su Tracce, maggio 2017):