Onorevoli Autorità

Cari Amici delle vallate di montagna e degli alpeggi

E’ con particolare piacere che introduco questo convegno in Val Poschiavo.

Dopo l’assemblea costitutiva di AmAMont a Sondrio del 12 gennaio 2008 e la 1. assemblea con un miniconvegno a Porlezza il 20 aprile 2008, considerando la specificità di AmAMont di esser transfrontaliera e a vocazione quindi “internazionale” si  imponeva l’idea di tenere la 2. assemblea in Svizzera… e la scelta del CD per la Val Poschiavo è stata spontanea e unanime.

E questa scelta è stata senz’altro appropriata perché la Val Poschiavo ha affrontato e affronta sempre ancora di petto le svariate problematiche di zona di montagna (oltre che di periferia e di frontiera,  rispetto alle pianure e ai centri urbani) e la relativa contrapposizione fra il mantenimento dei valori del passato e della necessaria evoluzione.

La Valposchiavo di fronte alla sfida dello sviluppo da una parte e all’importanza dei valori  del passato dall’altra (non nostalgici), ha effettuato un processo di maturazione e di elaborazione positiva del passato,  trattenendo in gran parte ciò che era buono di quest’ultimo:

Senza risalire troppo nella storia può esser indicativo già il fatto che all’inizio del 1900 con grande lungimiranza e coerenza i nostri antenati sostennero la costruzione di due opere eccezionali che coinvolsero tutta la Valposchiavo garantendo il collegamento a sud e a nord, ma allo stesso tempo creando opere rispettose della natura, dell’ambiente e della terra: la Ferrovia del Bernina inaugurata nel 1910 ormai centenaria e le Forze Motrici Brusio, oggi Rätia Energie, quest’ultima costruita con lo scopo principale di alimentare con energia elettrica la Ferrovia.

Quindi una buona mediazione fra gli estremi opposti: o di un  progresso a tutti i costi sacrificando tutto sull’altare del massimo profitto o della rassegnazione e chiusura sul passato.

Questo solo un accenno che comunque ritengo doveroso e che testimonia come già i nostri avi antenati, pionieri di allora, abbiano colto la sfida del futuro e dell’evoluzione senza però venir meno alla coscienza della straordinaria ricchezza dei valori del passato, fatti questi riconosciuti pure di recente dall’UNESCO quale patrimonio dell’umanità.

Non posso dilungarmi qui, per motivi di tempo, sulle altre tappe della storia della Valposchiavo.

Forse vale però la pena di accennare brevemente a titolo esemplificazione alla recente innovazione, cioè all’evoluzione  da ormai quasi 20 anni dell’informatica in Val Poschiavo che senz’altro ha dato un notevole aiuto alla nostra gente di montagna, sia nelle comunicazioni, sia nel raccorciare le distanze e i tempi, a uscire anche da un certo senso di isolamento…

Dopo l’alluvione del 1987, durante la ricostruzione ecco i due Comuni vallerani di Poschiavo e Brusio equipaggiarsi di computer e sistemi informatici, poi i primi corsi di informatica, la costituzione di un gruppo denominato Polo Valposchiavo, centro di servizi informatici sostenuto anche dai Comuni,  il quale dà vita a svariate attività: a conferenze e a corsi di formazione a distanza fra Poschiavo e istituti universitari svizzeri e italiani con collegamenti in Valtellina, in Ticino e in seguito Val Bregaglia… poi esperienze di insegnamenti  a distanza fra scuola e abitazioni degli scolari… così che l’informatica si può dire entrava in quasi tutte le case interessando non soltanto lo scolaro, ma anche gli altri famigliari, dai genitori, ai fratelli, magari ai nonni; entrando poi nelle famiglie impegnate nelle diverse professioni dal settore primario dei contadini, all’artigianato, ai servizi,.

Da qui il passo diventò breve creando contatti con l’esterno della valle, elaborando dati in tempo reale, così p.es. il nostro ospedale S. Sisto, si può collegare con centri ospedalieri universitari o di ricerca,  informandosi sulle ultime tecnologie possibili in qualsiasi campo. Da ultimo il neocostituito Polo Tecnologico innovativo della Provincia di Sondrio con la partecipazione del Canton Grigioni e la Regione Valposchiavo, dove è già iniziata una intensa collaborazione a vari progetti innovativi, p.es. uno di questi per il tirocinio in Val Poschiavo di ragazzi italiani quali apprendisti nel campo del legno e viceversa: ragazzi svizzeri presso datori di lavoro valtellinesi.

Perché dico questo?

Per dire che oggigiorno anche il nostro settore primario dell’economia, l’agricoltura di montagna, cioè i contadini di montagna in collaborazione con l’artigianato, i servizi  (il terziario), tramite le nuove tecnologie applicate senza eccessi, ma con ragionevolezza, dimostrano (vedi l’esempio citato “Val Poschiavo”) di poter contribuire a sviluppare pure una valida economia di montagna, ma anche una cultura e una nuova politica e socialità, cioè a misura d’uomo, positiva e vitale come oggi si definisce questo crescere insieme dello sviluppo in gergo politichese (purtroppo scontato), “uno sviluppo sostenibile”.

Ovviamente le tecnologie, l’informatica possono rappresentare soltanto dei singoli fattori, – e non possono essere gli unici a determinare e garantire uno sviluppo sostenibile né dell’economia, neanche del settore dell’agricoltura e tanto meno di quello dell’agricoltura di montagna.

E lo sviluppo sostenibile può e deve avvenire quindi pure tramite tutta la gamma di prodotti genuini possibili nelle nostre zone di montagna (latte, latticini, carne, cereali, frutta e verdura, erbe medicinali, ecc.).

In questo convegno però AmAMont, per non spaziare su troppi campi, ha inteso limitarsi ad approfondire le questioni zootecniche casearie, (senz’altro un tema più che attuale in Svizzera viste le nuove norme a partire dal 1. maggio 2009!… e di questo ci parleranno i nostri esimi relatori dal profilo svizzero).

E cosa vuole AmAMont e specificamente con questo convegno?

Dimostrare anche a mano delle testimonianze di esempi viventi di giovani agricoltori che lo sviluppo sostenibile delle zone di montagna, risp. dell’agricoltura di montagna è possibile, e anzi è esistente e può essere pieno di innovazione e vitalità.  Vale appunto la pena di vivere la montagna e di coltivare la Terra in montagna. Perché la bontà della qualità di vita nelle nostre valli, sugli alpeggi e sulla montagna è comunque un dato di fatto eccezionale, incontestabile e impareggiabile.

La condizione fondamentale (cioè la “conditio sine qua non” come dicevano i Romani) perché permanga questa qualità di vita, comunque è quella che l’uomo e in quanto tale anche l’agricoltore non si dimentichi mai della sua provenienza… cioè di provenienza umile da “humus” in latino, cioé dalla “Terra”… alla quale anch’egli poi (presto o tardi) ritornerà.

Il regista Olmi ha definito questo processo in modo eccezionale, nel suo ultimo documentario presentato a Berlino nel febbraio di quest’anno “Terra Madre” : … lavorando la terra e con la terra l’uomo si misura, coglie sempre di nuovo umilmente le sue vere radici e dimensioni senza il rischio di cadere presto o tardi negli eccessi, negli estremi.

La Terra ridimensiona l’uomo sempre, in continuazione.

E lo sviluppo sostenibile è proprio solo possibile con il concorso di tutti i fattori, fra i quali quello primo fra tutti “L’UOMO” che oltre al suo DNA abbisogna di una formazione, anzi diciamo meglio una educazione permanente a questo ridimensionamento.

Fattori essenziali quindi quelli della cultura e dell’educazione che erano stati indicati tali già all’incontro precostituivo di AmAMont all’Alpe Li Piani nel settembre 2007.

E in questo contesto vogliamo sentire così anche delle svariate opportunità del contadino di montagna sull’arco alpino europeo. Ecco perché i diversi relatori di diverse regioni.

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